Martedì, dì della riflessione, del recupero, del rilassamento. Non che sia vietato correre ma mi permetto di ricordare alla “compagnia podistica” la quale recita i tredici atti del CSAjò 2009, che anche il riposo è allenante. Fate altro, perciò; leggete p.es. (le quartine ebbre del poeta persiano Omar Khayyam, I CONSIGLI A UN GIOVANE RIBELLE di Christopher Hitchens, L’OZIO DEGLI ANTICHI curato da Giulio De Martino o ancora S’ACCABADORA di Michela Murgia); fatevi una bevuta d’acqua, portate a spasso il cane, cullate il nipote, sonnecchiate, o anche fate l’amore e… non la guerra!Veniamo al dunque: l’ottavo tempo di Tempio. Che genere di manifestazione è stata? Dura innanzi tutto; come tradizione vuole; ma bella. E scontata di 2 euro rispetto ai soliti 5+2 delle iscrizioni del CSAjò. Se qualcuno, però, è convinto che anche Tempio abbia manifestato dei limiti, delle manchevolezze, bene, parli subito o taccia per sempre!
Parliamo ora del tracciato. Un misto tutto compreso: pianura al verde – e non perché squattrinata ma in quanto protetta dai maestosi alberi del parco- salita decisa poco dopo la partenza, lieve spianata extramuros, discesa decisa e lunga frustati dalle fasi eccentriche e concentriche certamente hard ma bilanciate, fortunatamente, da un orizzonte impagabile verde-azzurro giocato tra bosco e cielo, maestoso e nitido sino alla Corsica; infine una rampetta “decisa” prima di rientrare nel parco del traguardo a ricordarci che “il gioco si sarebbe presto fatto duro”. Il tutto, percorso per tre giri; per tre gironi danteschi: Inferno, Purgatorio, Paradiso.
Vi è stata ascesi? Metapsichica Levitazione? Visione? Gaudio? Chissà! Una cosa è certa ogni atleta tagliando il traguardo ha completato la sua personalissima poaiesis artistica. Perché, cari i nostri impavidi scarpinatori: “Fatti non foste per viver come bruti ma per seguire virtute e conoscenza!” E così sia.
I vincitori: Maria Domenica Manchia (che se migliorasse stilisticamente, risparmiando non poca benzina, migliorerebbe anche la prestazione) dell’ATL. Oschiri; Giovannino De Sotgiu, “il muflone del Gennargentu” dell’Amatori Nuoro, che a dispetto del tempo che passa è come il Nebbiolo che negli anni si trasforma in Barolo.
I ristori: numero due. Uno di primo intervento a base di frutta e acqua; l’altro, festivo, da Inno Alla Gioia e dove la zuppa galluresa (su pane fattu) è stata la massima espressione del gusto; il tutto a suggello di valori intramontabili quali l’ospitalità e l’amicizia e di cui gli amici di Tempio sono stati degni cantori
Gli organizzatori: Mario Fara & Company; organizzatori della gara tempiese ma anche promotori e ideatori del circuito CurriSardignAjò. Che dire di costoro? Bene. Non si sprechino parole: nella nostra cultura, una volta avevano un peso, quindi un valore, al pari del silenzio che di tanto in tanto era animato dal turbine del vento giunto dal mare di nord-ovest. Meglio una stretta di mano e un brindisi, magari, con le coppe ricolme dello spumante di Rino Azzena che lascia di certo il segno, quando ancora mettiamo le nostre prue sulla rotta del ritorno, all’ora che “volge al disio che ai naviganti intenerisce il core”.
Ragazzi di tutte le età alla prossima. Michele Licheri

Michele,tu sei un poeta,gli amici di Tempio sono artisti.Ciao Gavino.
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